venerdì 2 dicembre 2011

5' GIORNO - MAMMOTH LAKES, DEATH VALLEY, BEATTY

14 agosto 2011: La mattina io e Marco ci svegliamo di buonora, complice un raggio di sole che ha fatto capolino nella nostra stanza e l'ha innondata di luce...impensabile riuscire a dormire.
Ci alziamo e il panorama che ci attende guardando fuori della porta-finestra del salottino del nostro appartamento è senza dubbio un ottimo corroborante per iniziare al meglio questa nuova giornata.




















Uno splendido e tiepido sole illumina e riscalda tutta la vallata.
Scendiamo a prendere un caffè, la colazione nonostante il prezzo non proprio economico delle stanze non è compresa.
L'idea proposta la sera precedente di iniziare la giornata con un bel tuffo in piscina non è stata messa in atto da nessuno del gruppo, purtroppo la temperetura esterna e l'acqua non proprio caldissima ci hanno fatto desistere. Ne approfittiamo per dare un'occhiata in giro, a questo vasto complesso di edifici che in inverno durante la stagione sciistica sarà sicuramente al completo.






















Ci ritroviamo tutti nella hall dell'hotel a fare check-out, carichiamo per l'ennesima volta le valigie in auto e partiamo alla volta della Death Valley, non prima di aver fatto sosta in paese al primo supermercato a fare rifornimento di viveri, bevande e quant'altro per affrontare al meglio il viaggio, memori anche della brutta esperienza della sera prima che ci ha costretti ad andare tutti a letto senza cena.
Trascorriamo quasi un'ora all'interno del super, consultandoci su cosa sia meglio acquistare e in che formato, troviamo anche i pratici frighi da viaggio in polistirolo che riempiamo con un saccho di ghiaccio da tre litri, che ci permetterà di conservare le nostre bevande al fresco per tutta la giornata.
Qui negli States i cibi sono spesso confezionati in comodi packaging che ne permettono la conservazione e il consumo in modo facile, ricche insalatone in scatole trasparenti con posate e pinzimonio allegato, macedonie di frutta colorata, panini e tramezzini di vario tipo, sushi di pesce freschissimo. 
All'interno del super c'è anche un punto Starbucks, e ne approfittiamo per fare un'abbondante colazione con ciambelle, muffin, brioches, caffè e capuccini, non proprio uguali a quelli bevuti in Italia, poichè molto diliuti e serviti in grandi bicchieri di carta.
Quando arriviamo alle casse la spesa mia e di Marco è poca cosa rispetto a quello acquistato dai nostri compagni di viaggio, sembra abbiano fatto provviste per un'intera settimana!
Una cosa è certa...nessuno più soffrirà la fame per tutto il resto della vacanza!

Ripartiamo, anche oggi ci attende un lungo viaggio in auto, un totale di quasi 290 miglia, pari a circa 460 km, per una durata di quasi sette ore. Questo il nostro percorso.
Vogliamo goderci appieno la freschezza di questi luoghi, l'arietta frizzante quasi ci infastidisce, ma io non voglio indossare il maglione, voglio fare scorta di questa sensazione e di questi brividi, sapendo quali temperature ci attenderanno di lì a poco...non appena ci saremo avvicinati alla caldissima Death Valley.
Mentre lasciamo Mammoth Lakes, ci godiamo il paesaggio prettamente montano, con foreste di conifere dal colore verde cupo e in lontananza alte cime lievemente spruzzate di neve. Sarebbe stato bello vedere da vicino il lago, in questo periodo dell'anno è teatro di numerosi sport sull'acqua e affollato di pescatori lungo le rive, purtroppo il tempo a nostra disposizione non ci consente di fare questa deviazione, rischiando di arrivare in ritardo al nostro appuntamento con la Death Valley.























Lungo la strada incontriamo piccoli paesi spersi in mezzo al nulla.
Poche case distribuite lungo la via principale, un distributore di benzina, un supermarket, una scuola, un motel e un bar.
Ci chiediamo come facciano queste persone a vivere così isolate, in queste piccole comunità, così distanti dalle grandi città, costretti a dover percorrere enormi distanze prima di poter arrivare al più vicino centro abitato.
Sarà forse per questo che in giro vediamo quasi solo ed esclusivamente potenti pick-up e grossi suv, adatti a sopportare lunghi viaggi e pesanti spostamenti.




Man mano che ci avviciniamo alla nostra destinazione gli spazi si fanno sempre più ampi e il paesaggio sempre più brullo e desertico, la strada diventa un sottile filo di asfalto rovente che si insinua tra la polvere e il blu del cielo.





La Death Valley, è una delle depressioni più profonde dell'emisfero settentrionale, che scende a 86 metri sotto il livello del mare. Con una superficie di 13.354 kmquadrati, è il parco nazionale più grande degli Stati Uniti, addirittura più esteso dello Yellostone.
La Death Valley è anche il punto più caldo e più arido degli Stati Uniti. Tra gli stretti pendi della valle il sole è implacabile!
Un deserto impietoso dove, in estate, la temperatura supera costantemente i 40°C all'ombra, che purtroppo non c'è!
E' terribile immaginare tali temperature...dicono si potrebbe persino friggere un uovo sul tetto di un'automobile!
Pensate che nonostante il sole spietato e le forti escursioni termiche giornaliere, il deserto è incredibilmente popolato da una fauna ricca, ma rara a vedersi: linci, coyote, serpenti, puma e il famoso roadrunner, l'uccello Bip Bip del celebre cartone animato.
Tutte le guide che abbiamo letto indicano come stagione ideale in cui andare il periodo che va dall'autunno alla primavera, ovvero da metà ottobre a inizio aprile, con temperature più miti, anche perchè in primavera, se è una buona annata, la valle si riempi di fiori selvatici, e lo spettacolo che si può godere deve essere sicuramente qualcosa di grandioso. 
Se come noi invece capitate in piena estate ricordatevi che le ore migliori sono quelle dell'alba e del tramonto, la luce è migliore i il calore meno soffocante!
Noi ovviamente non abbiamo dato più di tanto ascolto alle sagge parole della guida e capitiamo all'entrata della Death Valley alle 14:30 del pomeriggio...come voler constatare di persona se tutte queste dicerie sono poi vere!!
Arrivando dalla CA 190E non troviamo alcun posto di controllo per l'ingresso al parco, l'unico esistente è quello situato all'ingresso nord a Grapevine, per il resto i 20,00 $ del biglietto per auto si pagano, se volete fare gli onesti, al Visitor Center di Furnace Creek.




Da bravi turisti non appena vediamo il cartello che indica l'ingresso alla Death Valley National Park, parcheggiamo l'auto e usciamo a fare le solite foto di rito, rimanendo sconcertati da quanto sia il caldo e l'arsura.
L'aria è talmente calda da seccare le labbra, la luce accecante, nemmeno una piccola nuvola in cielo.
Scattiamo un paio di foto e risaliamo subito in auto, accendendo al massimo il condizionatore, poichè nella valle l'umidità relativa è pressochè nulla, se ci si trova alla guida di un'automobile senza aria condizionata, si rischia di perdere fino ad un litro di sudore ogni ora, per questo motivo è consigliabile bere molta acqua e portarne prudentemente delle scorte in auto.


Foto di Renzo

Foto di Renzo

Foto di Renzo

Proseguiamo, senza incontrare mai alcuna auto lungo il nostro percorso.
Poi come per magia eccole tutte parcheggiate ordinatamente in quello che sembra essere un parcheggio.
Ci fermiamo anche noi, e rimaniamo sorpresi davanti allo spettacolo che si presenta ai nostri occhi.
Le Mesquite Flat Sand Dunes, si trovano sempre sulla Route 190, poco prima dello Stovepipe Wells Village.
Sono dune di sabbia bianca, opera dei venti che confluiscono in questo punto preciso della valle, portandovi granello per granello, frammenti di roccia delle montagne vicine.
Sembra veramente un sogno, un angolo di Sahara nel West americano!
I più temerari cercano di raggiungerle, con gran fatica e dispendio di energie, certamente camminare nella sabbia soffice con più di quaranta gradi, sotto il sole cocente non deve essere una passeggiata!!



Foto di Renzo



Foto di Renzo
 


Foto di Renzo





Proseguiamo lungo una strada che sembra non finire mai, intorno a noi ci sono solo colline aride, terra secca, qualche cespuglio bruciato dal sole e un caldo insopportabile.
La temperatura esterna di 113° F pari a 45° C, ci costringe a mantenere sempre acceso il condizionatore,  e il percorso mette a dura prova i motori delle nostre automobili.
Siamo costretti a fermarci più di qualche volta per evitare che i mezzi si surriscaldino, la spia dell'acqua di raffreddamento si è accesa ben più di una volta, anche durante la guida alterniamo momenti con il clima acceso con altri, veramente difficile, con il condizionatore spento, tentiamo di trovare ristoro abbassando i finestrini per far entrare un po' d'aria, ma è talmente calda da sembrare un phon acceso puntato in faccia...pessima idea!




Arriviamo finalmente ad uno dei due unici punti di ristoro all'interno di tutto il parco della Death Valley, il Furnace Creek Visitor Center, si trova sulla Route 190.
Qui scappando velocemente all'interno del general store ovvero quello che è un bar, ristorante e negozio di souvenir, riusciamo finalmente a trovare un po' di refrigerio come si deve, trovando ristoro con un fresco gelato, gironzolando alla ricerca di un bel souvenir da portare a casa.
Usciti riusciamo a sopportare meglio il caldo, intorno è un via vai continuo di gente, persone che in giro non abbiamo mai trovato durante tutto il tragitto, la Death Valley è veramente una distesa sterminata e Furnace Creek è un'oasi verde in mezzo a questo immenso deserto di sole e di rocce. Sorprendentemente ci sono palme e alberi da frutto, persino un bel giardinetto verde e fresco in cui neri corvi trovano riparo all'ombra di una palma, se non fosse per il caldo che dopo un po' diventa insopportabile si potrebbe pensare di fermarsi ancora un pochino seduti su una panchina magari con un altro gelato!


Foto di Renzo

Foto di Renzo

Foto di Renzo


Ripartiamo in direzione del luogo più caldo e più basso della Death Valley, Badwater, e lungo la strada il caldo diventa veramente insopportabile anche con il condizionatore acceso.
Fuori un paesaggio surreale, davanti a noi la strada scorre diritta in mezzo a colline rocciose e scure mentre in lontananza avvistiamo qualcosa di bianco e brillantissimo farsi sempre più vicino e più ampio, un mare di luce immacolata che magneticamente ci richiama in quella direzione.






La temperatura esterna è di 124° F pari a 51°C, non sappiamo cosa ci aspetta fuori dall'auto.
Alcuni di noi decidono di non scendere, le mamme rimangono in auto con i bimbi.
I più temerari di noi scendono attrezzati alla meno peggio con cappellini, teli da mare da buttarsi sulle spalle, ombrelli aperti e ovviamente una buona scorta d'acqua.
Appena aperta la portiera una vampata di aria torrida, secchissima e quasi irrespirabile mi colpisce in viso, è una sensazione indescrivibile, non avev mai sentito una temperatura tanto alta in tutta la mia vita, è veramente insopportabile e si fatica a respirare, il calore secca la gola e brucia agli occhi.
Badwater Basin è il punto più basso degli Stati Uniti d'America, a 86 metri sotto il livello del mare, la profondità è ben visibile dal cartello appeso alla parete rocciosa alle nostre spalle.


Foto di Renzo

Un tempo era un immenso lago, ora le sue dimensioni sono modeste e si è radicalmente ritirato, la sorgente che lo alimenta è talmente ricca di sali minerali da rendere l'acqua imbevibile, da qui il nome di badwater, dove l'acqua si è ritirata o evaporata ha lasciato sulla superficie della terra uno stato di sale candido che con i raggi del sole risplende di una luce splendida.
Percorriamo il pontile di legno che permette di spingersi fin sopra le lastre di sale e le pozze e grazie al quale si ha la possibilità di raggiungere il punto in cui è presente l'acqua.
Il nostro intento però fallisce, nessuno riesce a raggiungere la meta, io per seconda mi ritiro, ho finito la mia bottiglia d'acqua buttandomela addosso e sentendola evaporare nell'arco di pochi secondi, dovrei essere fradicia e sono asciutta più che mai, avverto li calore tutto intorno, soprattutto lo sento salire dal basso, sento le gambe come se fossero avvolte da una palla di fuoco rovente, ho la testa infuocata e anche il cuore inizia a galoppare più del dovuto, per me è venuto il momento di ritirarmi non voglio proprio collassare in mezzo alla Death Valley!!
Poco dopo anche gli uomini del gruppo ritornano.  



Foto di Renzo


Foto di Renzo


Foto di Renzo


Partiamo in direzione di Zabriskie Point, per arrivarci dobbiamo ripercorrere la strada già percorsa, e visto che all'andata avevamo visto alcune indicazioni che segnalavano interessanti siti da vedere decidiamo di fermarci ad alcuni di questi, il sole è ancora alto e la giornata ancora lunga.
Il primo che ci incuriosisce è l'indicazione per un Natural Bridge, ovvero un ponte naturale.
La strada che percorriamo per raggiungere un piccolo piazzale è piccola e tortuosa, ovviamente non asfaltata e piena di buche, procediamo lentamente per non recare danni all'auto.
Solo Massimo ha il coraggio di scendere, affrontare ancora una volta il caldo e fare una breve camminata sotto i 47°C, noi lo attendiamo in auto al fresco godendoci il panorama del Badwater Basin dietro di noi...spettacolare ancora una volta!



Al ritorno di Massimo, stremato ma contento di essere riuscito ad intravedere il ponte naturale scavato dall'erosione di un fiume ormai asciutto ripartiamo, percorrendo ancora una volta la  Badwater Road, la strada che percorre tutta la Death Valley e lungo la quale si trovano le maggiori attrazioni, fortunatamente per i turisti non molto lontane l'una dall'altra.
Facciamo una breve deviazione lungo un percorso segnalato come percorribile solo da fuoristrada, ma alle auto dei nostri compagni di viaggio ci accodiamo anche noi che viaggiamo su un'utilitaria, pronti a sfidare la sorte!
Non potete immaginare il divertimento di Marco lungo questo breve tratto immerso tra le rocce e strette gole, su di una strada polverosa in cui é quasi impossibile vedere al di là del proprio parabrezza, tra gincane e curve a gomito...io ero attaccata al sedile, lui gioiva e rideva come un bambino...non immaginavo tenesse nascasta un'anima di rallysta!!





Altra deviazione in direzione dell' Artist's Drive, con accesso dalla Route 178 venendo da Badwater, poichè il percorso è circolare e a senso unico.
La strada serpeggia attraversa un magnifico paesaggio montuoso, intorno ci sono formazioni dai colori magnifici che cambiano tonalità con la variazione della luce del sole, ocra accesi e gialli luminosi, tutti i colori della terra sono racchiusi tra queste rocce, che sembrano sbriciolarsi al primo soffio di vento.
Non sappiamo più dove guardare...a destra, a sinistra, davanti a noi, ci voltiano addirittura per paura di aver perso qualcosa al nostro passaggio.






Tutto questo viaggio tortuoso, in cui a tratti sembra di essere finiti sul fondo di un canyon, viene premiato quando si arriva davanti all' Artist Palette, qui la natura ha creato un anfiteatro naturale e si è divertita con i colori!
Ricchi pigmenti minerali hanno coperto le pietre vulcaniche di tonalità molto intense, leggendo la guida apprendiamo che il ferro produce tonalità di rosso, rosa e giallo; la decomposizione della mica crea i verdi, il manganese i viola e i porpora...per noi sarà impossibile ricordare in futuro i nomi di questi minerali, ciò che sicuramente ricorderemo sarà lo spettacolo sensazionale che ancora una volta la natura ci ha regalato, l'incanto di questi colori accostati così armoniosamente l'uno all'altro come a creare la tavolozza di un artista, pronto a dipingere un quadro prendendo spunto dagli scenari unici di questa valle.




Proseguiamo in direzione di Zabriskie Point, ritornando sulla CA190 E, strada asfaltata finalmente!
Arriviamo quasi al tramonto, pochissima gente nel parcheggio e lungo la salita che porta al belvedere, la temperatura è decisamente più sopportabile finalmente.
Questo luogo è stato reso celebre dall'omonimo film di Antonioni, con Harrison Ford, io ammetto la mia ignoranza, rivelando che non conosco affatto questo film.
Il nome invece viene dato dal cognome di colui che sfruttò il borace nella valle.
Quando arriviamo alla fine della salita e davanti a noi si apre lo spettacolare paesaggio del Zabrisckie Point capiamo all'istante di essere arrivati nel momento giusto.
La luce è perfetta, un manto di sole dorato si è posato sui colli erosi dalle intemperie, le rocce corrugate simili a drappi buttati con noncuranza si tingono di meravigliose tonalità, che vanno dal giallo, all'arancione all'oro...è uno spettacolo indescrivibile, le ombre si mescolano alla luce, i colori si insinuano nelle insenature più nascoste.
Da quassù si gode di una vista di 360° su tutta la valle.
Ora capiamo perchè questi luoghi sono stati scenari ideali per numerosi set cinematografici: stretti canyon, distese di steppe, paesaggi lunari...ecco perchè qui sono arrivati sia gli indiani e i cowboy ("In nome di Dio" con il mitico John Wayne) e  anche i marziani ("Guerre Stellari" di Lucas).





Risaliamo in auto, stanchi ma contanti e soddisfatti di questa giornata.
La Death Valley è piaciuta un sacco a tutti noi, nonostante il caldo e la fatica, questo posto selvaggio e ricco di paesaggi mozzafiato ci ha rapito e affascinato in un modo assoluto.
Sulla strada del ritorno io e Marco facciamo un resoconto di quello che è bene fare prima di avventurarsi in questo luogo, anche se frequentato da turisti durante il giorno è sempre bene stare attenti.
Noi consigliamo di portare una buona scorta d'acqua perchè si suda e si beve tanto.
Entrare all'interno della valle con il serbatoio pieno, perchè la strada è lunga e la benzina è carissima e si può trovare solo negli unici due punti di Visitor Center.
Tenere sempre sotto controllo la temperatura dell'acqua di raffreddamento del radiatore  per evitare che il motore si surriscalda e la macchina vada in panne, ad ogni modo lungo la strada si trovano dei serbatoi d'acqua non potabile per i radiatori (radiator water only), vietatissimo bere quell'acqua mi raccomando!
Se malauguratamente la vostra auto si dovesse fermare, rimanete al suo interno, qualcuno prima o poi passerà a darvi una mano, non pensate neache minimamente di andare a piedi fino al primo punto di ristoro, le temperature di giorno sono altissime soprattutto d'estate, anche con una buona scorta d'acqua, crema solare prottettiva e cappellino in testa non si riesce a rimane sotto il sole per più di una ventina di minuti al massimo, pena la disidratazione..la quantità di avvisi per la ricerca di persone scomparse all'interno della valle, esposte nei centri di informazione, fa accaponare la pelle.
Questo il  nostro percorso all'interno della Death Valley.


Lungo la strada che ci porta a Beatty, dove abbiamo prenotato il nostro hotel, non incontriamo assolutamente nessuno, impieghiamo quasi un'ora per uscire definitivamente dalla Death Valley, e oltrepassare il confine che dallo stato della California ci fa entrare nello stato del Nevada.


Oltrepassato il confine del Nevada, impieghiamo un'altro ora prima di arrivare alla cittadina di Beatty, non rendondoci veramente conto di quali luoghi stiamo attraversando, solo a cena parlando con i nostri compagni di viaggio ci renderemo conto di essere passati a poca distanza dalla famosa Area51, in cui dicono vengano fatti strani esperimenti su nuove tecniche aereospaziali, e conservate testimonianze di vita aliena.
Certo il paesaggio intorno a ben pensarci, non è tra i più allegri!



Foto di Renzo




Arriviamo finalmente in hotel, la nostra prima esperienza con un Motel 6.
Come sempre abbiamo fatto la nostra prenotazione prima della partenza dall'Italia, al nostro arrivo facciamo un veloce check-in e le stanze ci vengo assegnate subito.
Sorprendentemente sono pulite e spaziose, con un bagno semplice e funzionale, tv in stanza e la solita moquette al pavimento, aria condizionata accesa. Manca il bollitore per la tisana calda prima di coricarsi, ma con tutto il caldo patito fino a poche ore prima proprio non ne sentiamo il bisogno.
Puliti, ristorati e vestiti con abiti freschi ci troviamo tutti nel parcheggio pronti a partire per la volta del centro di Beatty, non prima di aver messo i nostri panni sporchi nelle lavatrici a gettoni del motel e avviato un ciclo completo, ritireremo il tutto pulito e asciutto al nostro ritorno...ormai siamo entrati alla grande nello stile di vita americano!
Il centro di Beatty è inesistente!
Solo un distributore di benzina con annesso un minimarket e un saloon in cui i bambini non possono entrare.
Ci accomodiamo sotto il patio di quello che da fuori sembra un bar, oltre a noi seduti su consunti tavoloni di legno ci sono due ragazze che mangiano un'invitante pizza, probabilmente due turiste, e due signori con maglietta a maniche corte e gilet in pelle che sorseggiano una birra gelata, le loro moto sono parcheggiate in strada.
Una trasandata signora bionda ci consegna i listini da cui poter ordinare, la scelta non è ampia, qualche panino, un paio di primi, e la pizza.
Ecco per non incorrere in errori vorremo ordinare proprio questa, visto che le ragazze di fronte la stanno mangiando molto volentieri.
La cameriera spettinata e scomposta ci comunica però che la pizza è finita, che in alternativa possiamo optare per la french-pizza, tentiamo di farci spiegare quale sia la differenza ma ogni sforzo è vano, ci fidiamo, e la ordiniamo.
Bhe che posso dirivi, la pizza con nostra grande sorpresa è buonissima, fragante, con la pasta alta, dal buon profumo di lievito e di pomodoro fresco, tagliata a piccoli spicci e servita in simpatici cestini di plastica rossa. Facciamo il bis e anche il tris, ordinando anche un secondo giro di birra ghiacciata...ovviamente Budweiser!!!
Rimaniamo ancora un po' a goderci la serata sotto la tettoia in legno, guardando il lento passaggio di qualche auto o moto lungo la statale che passa davanti al locale, assaporando questo autentico scampolo di vita da piccolo paese americano, ridendo delle avventure successe durante il giorno, con un ultimo sorso di birra e facendo qualche programma per il giorno successivo.
Alla fine anche la cuoca viene a salutarci e a scambiare quattro battute, incuriosita dal nostro buonumore, e noi non possiamo far altro che farle i complimenti..."Goob french-pizza, very good!"
Vi lascio il nome del locale, purtroppo non hanno un sito internet : KC's OUTPOST Eatery & Saloon  (775) 553-9175, 100 E. Main St. - Hwy 95, Beatty, NV. 89003.
Se siete nei paraggi fermatevi.

Ritorniamo al nostro Motel 6, scarichiamo le lavatrici e ce ne andiamo a letto, domani ci attende la mitica Las Vegas!





13 commenti:

  1. che bel viaggio Ila, non vedo l'ora di poterlo fare anch'io! la death valley sembra proprio spettacolare... e su quella strada deserta che si perde all'orizzonte io mi sarei fermata a fare una foto di quelle che sogno da tempo: me che cammino al centro della strada con il mio trolley... ma prima o poi la farò! ;) grazie per questo bellissimo racconto!

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  2. Abbiamo un sacco di foto in comune!!!!
    :)
    Noi di andare fino al lago non ci abbiamo nemmeno provato, personalmente mi è bastata la sfacchinata tra le dune. Quando caldo può fare?

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  3. come sempre mi incanto di fronte ai tuoi reportage! hai visto posti stupendi e sai trasmetterlo olto bene ai tuoi lettori!
    audrey

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  4. gran bell reportage, complimenti viene una voglia di partire non ci sono mai stato

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  5. oh Ila ad ogni post aumenta il mio stupore, la mia curiosità, la mia sorpresa. Sarà perché lo descrivi così bene, ma mi fai entrare in macchina con te, in questo viaggio che ha dell'incredibile. E' difficile pensare che esistano posti così estremi. E' quasi come andare su un'altro pianeta: gli spazi immensi, i paesaggi straordinari, tutto fa pensare a qualcosa di non terreno. Che esperienza, penso proprio che non dimenticherai mai questa vacanza ... da film. Quelle temperature... ho i brividi solo a pensarci. Arrivederci a Las Vegas!

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  6. @ Ciao Girl: anche noi abbiamo passato parecchio tempo sulla strada a fotografarci in varie posizioni e in vari modi, ma quei bei ricordi tanto divertenti e personali li tengo per me..un po' di privacy che dici??? E' comunque impressionante vedere questa strada tanto larga, persa in mezzo al deserto, in cui passano pochissime auto...là tutto è immenso e grandioso!!! Ti auguro veramente di partire appena possibile...e poi voglio vedere le tue foto!!! Ciao ciao

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  7. @ Donna con fuso: Ciao noi a fatica siamo riusciti ad andare avanti un po' ma veramente la temperatura, il caldo, il sole a picco erano spietati...non immaginavo potesse essere tanto fastidioso e umanamente insopportabile!!! Comunque nulla toglie alla bellezza di questi posti...ciao a presto!

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  8. @ Ciao Audrey: grazie per i tuoi bei complimenti, è un piacere per me condividere con tutti coloro che vorranno passare da qui queste bellissime e indimenticabili esperienze!
    Ciao a presto...

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  9. @ Ciao Carmine: grazie di essere passato di qua...e sai cosa ti dico??? Io ripartirei subito!!!
    Ciao ciao

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  10. @ Ciao Tiziana: hai ragione, anch'io prima di questo viaggio non avevo mai provato sensazioni così forti, trovarsi a confronto con questi posti così selvaggi ed estremi è stata un'esperienza fantastica...che come giustamente dici tu non dimenticherò mai!!...anche perchè sarà difficile scordare 51°C di caldo...sembrava di essere letteralmente dentro ad un forno!!!
    Ciao a presto....

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  11. ciao, per me la DV è un posto mistico, non m stancherò mai di dirlo! (il mio avatar mi ritrae sulla distesa di sale di badwater). anch'io ne ho fatto un post, anche se molto meno dettagliato del tuo, volevo solo trasmettere una sensazione. se ti va lo trovi cliccando qua.

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  12. @ Elle: ciao e piacere di averti da queste parti!!!
    Ho fatto un saldo da te e ho letto il tuo post, (bellissime le tue foto!!) e ho provato una grande invidia ( :) ) nello scoprire che tu sei riuscita a vedere il Golden Gate a SF senza nebbia e magari con qualche grado in più dello zero!!!!
    Le tue foto sono fantastiche, piene di colore e di luce...ti sono piaciuti vero questi posti?
    Io se potessi ritornerei subito...purtroppo ora non è possibile, ma in futuro...
    Ciao a presto!!!

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  13. grazie per le preziose informazioni e complimenti per le foto e il dettaglio delle descrizioni!
    Patrizia

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