martedì 15 novembre 2011

4' GIORNO - YOSEMITE NATIONAL PARK

13 agosto 2011: Anche questa mattina sveglia presto, abbondante colazione in hotel e partenza.
Ci attendono 213 miglia, ovvero quasi 350 km d'auto, per un viaggio di quattro ore prima di arrivare all'entrata dello Yosemite National Park, questo il percorso di questo nostro quarto giorno.
Lungo la strada il paesaggio è sorprendente, forse in questo momento per la prima volta riusciamo a capire cosa siano gli spazi sterminati che tanto abbiamo desiderato vedere, una lunga strada diritta che scorre in mezzo a campi incolti, in cui l'erba viene mossa dal vento e bruciata dal sole....tutto ci lascia senza parole.






















Ci fermiamo a mangiare in un locale lungo la strada che conduce al parco, mancano ancora un centinaio di km, è quasi l'una e abbiamo fame.
Fuori sono parcheggiate numerose moto, lucide e splendenti come fossero appena uscite dalla concessionaria, dei grossi pick up carichi di attrezzi da lavoro.
La costruzione è in legno, tipica di queste zone, lungo il tragitto ne vedremo tantissime, con la veranda e le finestre addobbate da colorate tendine.
Entriamo e oltre al freddo ci colpisce l'ambiente da film americano.
Pavimento in doghe di legno, insegne al neon accese, piccolo palco in cui esibirsi per il karaoke, pista da ballo per le grandi occasioni, angolo delle freccette e lunghi tavoloni.
Uno di questi è occupato da una allegra compagnia di signori che brindano con enormi bicchieri di birra.
Ordiniamo e attendiamo per più di un'ora l'arrivo del nostro pranzo, il servizio è lentissimo, passiamo l'attesa a giocare a turno a freccette, rendendoci conto che stiamo sprecando tempo prezioso che ci farà arrivare in ritardo allo Yosemite National Park, purtroppo questi sono gli imprevisti di un viaggio così particolare, ma accettiamo anche questo e ne approffitiamo per pianificare al meglio la nostra visita al parco.
Finalmente pranziamo, e usciamo dal locale che sono già le 15:00 del pomeriggio.
Purtroppo non ho conservato l'indirizzo...o forse l'ho semplicemente voluto perdere di proposito, visto la lentezza del servizio mi sento di non consigliarlo affatto.

Il paesaggio cambia molto velocemte man mano che ci avviciniamo all'entrata del parco, le grandi distese pianeggianti lasciano il posto a verdi e folti boschi di conifere, per noi è quasi una visione familiare, questi luoghi infatti assomigliano molto alle nostre amate Alpi italiane, non fosse per la presenza di imponenti sequoie che tra un po' dovremo riuscire a vedere.























Lo  Yosemite National Park  fu il primo parco naturale protetto del mondo, che divenne ufficialmente parco nazionale nel 1890. Si trova nel cuore della Serra Nevada e si tratta di una delle grandi aree privilegiate per la flora e la fauna del continente americano, l'immagine perfetta delle montagne dell'Ovest americano: sequoie gigantesche, paesaggi incredibili, panorami mozzagiato e  animali selvaggi (orsi, lupi e daini).
Il nome Yosemite venne dato alla vallata in onore della tribù degli indiani uzumati, sterminata a metà del XIX secolo.
Il parco copre miglia di ettari di foreste e di grandiose montagne di altitudine comprese tra i 600 e i 3960 metri. La vallata di Yosemite, al centro del parco, è uno dei più mirabili esempi di valle glaciale, dominata dal El Capitan e Half Dome, fantastici monoliti unici al mondo, nel fondovalle scorre il Merced River, che è tutto ciò che rimane del letto del ghiacciaio.
Il parco è immenso e poichè le strade sono piene di curve e la velocità ridotta ci si impiega da un'ora e mezza a due ore per attraversarlo da oves a est, senza considerare le soste...tutto sommato è sempre un territorio di 3108 chilometriquadrati!

Le entrate sono possibili da tre dei quattro punti cardinali proprio per la vastità dell'estensione del parco.

Entrata da ovest : Big Oak Flat Entrance facilmente raggiungibile da San Francisco o Arch Rock Entrance, un po' più a sud

Entrata da sud: South Entrance per chi arriva da Los Angeles, nelle vicinanze delle formidabili sequoie della Mariposa Grove

Entrata da est: Tioga Pass Entrace, chiusa per gran parte dell'anno a causa della neve, difficile pensare di passarci prima di maggio, è l'entrata per chi arriva da Las Vegas, Death Valley o da Mammoth Lake.

L'ingresso costa 20,00 dollari per veicolo, valido per sette giorni consecutivi, 10,00 dollari per i visitatori a piedi, in bicicletta o in moto. Sono accettati i pass annuali. Al momento del pagamento si  riceve una piantina dettagliata del parco e la YosemiteGuide, la rivista ufficiale. Si può richiedere anche l' America Beautiful Pass, del costo di 80,00 dollari sempre per veicolo, sono in vendita presso l'entrata di ogni parco e valgono per un anno, è comodo e vantaggioso se l'intenzione è quella di visitare almeno cinque parchi. Se viceversa decidete di pagare un pass all' entrata di ogni parco, ricordatevi di conservare tutte le ricevute di pagamento, se nell'arco di due settimane massimo raggiungete o superate gli 80,00 dollari potete richiedere il pass annuale per entrare gratis nei parchi successivi!

Noi entriamo dall'Arch Rock Entrace e subito ci dirigiamo in direzione Mariposa Grove, qui infatti sono concentrate le più belle e antiche sequoie di tutto il parco.
Già lungo la strada riusciamo a vederne qualcuna.


























Siamo fortunati perchè riusciamo a parcheggiare tutte e tre le nostre auto nel pargheggio del Mariposa Grove, ma vista l'ora tarda molta gente ormai se ne sta andando. Nel caso non foste così fortunati potete lasciare la vostra auto nel parcheggio a Wawona, da dove ogni 30 minuti partono autobus gratuiti per Mariposa Grove.
Se non si ha molto tempo a disposizione, ogni giorno vengono organizzate diverse escursioni più o meno lunghe con partenza dallo Yosemite lodge. In 2 ore visita della valle e delle sequoie giganti di Mariposa Grove (25,00 $), in 4 ore andata e ritorno fino a Glacier  Point (40,00 $), in 8 ore visita completa (82,00 $ + pranzo) è anche possibile fare un moonlight tour di 2 ore nelle notti di luna piena.

Zaini in spalle e ci avviamo attraverso un percorso segnalato, lungo circa 1 km che ci permetterà di entrare all'interno di questo famoso bosco di sequoie. All'entrata potete acquistare al costo di 50 centesimi una mappa con spiegazione dettagliata dell'itinerario, ovviamente in tutte le linque tranne che in italiano, io vi lascio la brochure  che ho scaricato dal sito, che è uguale a quella che si trova in loco.
Camminare lungo questo percorso ci fa sentire dei piccoli esseri a due zampe che vagano in una foresta fatta appositamente per dei giganti. Le cime degli alberi sono talmente alte che a malapena si intravedono alzando gli occhi, qui tutto è grande ed enorme. Anche se avevamo avuto l'iniziale sensazione di trovarci in un bosco di conifere, ora ci accorgiamo che le cose sono ben diverse.
E finalmente ecco comparire le prime sequoie. Maestose.
Riconoscibili immediatamente in mezzo al resto della vegetazione grazie al colore rosso/arancio della corteccia del loro tronco, i rami attorcigliati e aperti, stranamente rivolti verso l'alto e l'esterno a differenza delle conifere i cui rami sono rivolti verso il basso...sono alberi orgogliosi e impressionanti, per la loro grandezza e la loro maestosità, che possono raggiungere fino a 71 metri d'altezza, e 6 metri di diametro, alcune di loro sono delle ultramillenarie con più di 2100 anni d'età! 






































Lungo la strada incontriamo una gigantesca sequoia caduta, pigramente coricata come un vecchio gigante stanco, le radici enormi, esposte ed in evidenza sembrano un esplosione di tanti pezzi di legno, una futuristica opera d'arte. Percorriamo tutta la lunghezza del tronco caduto, delimitato da dei paletti per mantenere le dovute distanze, e in questo modo riusciamo a renderci conto di quanto sia l'altezza di questi "bestioni" della natura.
Più avanti incontriamo un altro esemplare caduto con il tronco carbonizzato diviso in più parti.





















Proseguiamo e finalmente in lontananza vediamo il famoso Grizzly Giant, una delle più grandi sequoie viventi al mondo, la più alta dello Yosemite National Park, vecchia di ben 2700 anni d'età...ci pensate? Questa pianta enorme ha vissuto la bellezza di quasi tre millenni...come non rimanere impressionati davanti a tanta longevità! Certo i segni del tempo si notano, soprattutto sul suo tronco, scuro all'interno quasi fosse carbonizzato, e un po' rovinato all'esterno, ma tra tutti gli altri alberi intorno spicca per la sua fierezza e la sua bellezza, è un albero enorme, è impressionante quanto sia largo il diametro e lunga la circonferenza, e dal basso guardando verso l'alto a fatica si intravede la cima fitta di foglie verdeggianti.
Il Grizzly Giant è giustamente recintato da una rustica staccionata in legno, per garantirne la sicurezza ed evitare che orde di turisti si aggrappino al suo tronco, già solo per scattare una foto davanti al cartello che lo indicava abbiamo dovuto metterci in coda.





Torniamo alle nostre auto e ci dirigiamo verso Glacier Point, il tratto è relativamente breve, se non c'è traffico e incolonnamenti in circa una trentina di minuti si giunge a destinazione.
Noi siamo rimasti fermi in colonna per quasi un'ora, procedendo a rilento, a causa di un incendio in corso e dei numerosi camion dei vigili del fuoco e della protezione forestale parcheggiati lungo la strada. Non abbiamo ben capito se l'incendio fosse programmato oppure fosse scoppiato per cause naturali, ad ogni modo abbiamo letto sulla guida che eventi di questo tipo sono all'ordine del giorno e che l'intervento dell'uomo ha il compito di controllarli e limitarli ma non di impedirli, perchè il bosco grazie a questi incendi, che quasi sempre scoppiano non per l'incuria dell'uomo ma per cause naturali, si rigenera e si autoprotegge da solo.



Arriviamo finalmente a destinazione, il fumo dell'incendio spinto dal vento è arrivato fin quassù, il paesaggio è avvolto da una foschia leggera e odorosa di legno bruciato.
Ci affacciamo al belvedere di Glacier Point, dall'alto di questo spuntone roccioso, che da quasi 1000 metri di altezza domina la vallata di Yosemite, si gode di un panorama mozzagiato,  di fronte le Yosemite Falls, ingrossate in primavera dalle acque degli affluenti, e l'Half Dome,  la famosa roccia granitica alta 2700 metri, fino a poco tempo fa impossibile da scalare anche dagli scalatori più esperti, oggi è quotidianamente attaccata da molti audaci, che grazie alle moderne attrezzature riescono ad arrivare in vetta.
Purtroppo le Yosemite Falls  in piena estate non sono al massimo della loro portata, ma è interessante sapere che un facile sentiero di 15 minuti conduce ai loro piedi, noi non abbiamo avuto il tempo neppure di cercarlo.
Dicono che questo punto del parco sia particolarmente spettacolare durante il tramonto, l'orario del nostro arrivo dovrebbe essere l'ideale, peccato solo per il fumo che offusca l'orizzonte e sfuma il panorama. Ad ogni modo la vista è ineguagliabile, qui la natura si è espressa in ogni sua forma, dal verde della vegetazione, alla magnificenza di queste cime, allo spumeggiare delle cascate, uno stupendo quadro naturalistico!






Il sole lentamente sta calando dietro queste splendide montagne quando noi decidiamo di partire, ci attendono altre tre ore di viaggio prima di arrivare all'hotel e vorremo percorrere El Capitan Drive, proprio per godere dal basso della visione di questa famosa falesia.
El Capitan, situato a più di 2300 metri di altezza sul livello del mare, è un imponente monolito di granito da cui spicca una verticale parere denominata Nose (naso) punto di ritrovo dei free climbers e degli alpinisti più spericolati.
Percorendo la drive ce lo ritroviamo ben presto davanti, in lontantanza lo vediamo spuntare tra le cime degli alberi, imponente e perfettamente scolpito dalla natura.





Accostiamo l'auto al lato della strada, scendiamo a scattare qualche foto.
Ho letto di uno scalatore che seduto lungo le rive del fiume Merced, che scorre sotto a El Capitan, mentre di apprestava a preparare gli attrezzi per la scalata, ha alzato gli occhi a guardarlo ancora una volta, El Capitan era totalmente illuminato dal sole, sembrava un'immensa pepita d'oro, lo scalatore ne rimase profondamente sorpreso " C’è solo il cielo azzurro e l’infinito della parete di granito dorato. Se questo è oro, allora ogni arrampicatore è un re."
Noi riusciamo a vedere le ultime sfumature dorate sulla cima, che lentamente vengono spente dalla sera che sta arrivando.









Ai bordi della strada scambiamo alcune battute con un gruppo di signori del Texas, muniti di potenti telescopi sono alla ricerca di qualche rapace che ha costruito il nido sulle ripidi pareti rocciose, ci indicano un punto ben preciso e ci invitano a guardare dall'obiettivo, sostengono di aver avvistato due scalatori accampati per la notte in una fessura della parete rocciosa de El Capitan, guardiamo ma purtroppo non riusciamo a vedere nulla.

Ripartiamo ancora una volta, con l'intento di fermarci stada facendo a mangiare qualcosa per cena e a fare benzina al primo distributore, pur sapendo che non vi sono distributori di benzina nella valle. Se ne trovano solo a Crane Flat, El Portal, Wawona e Tuolumme Mesdows in estate, aperti durante il giorno e  24 ore su 24 con servizio self service, ovviamente qui la benzina è molto più costosa che altrove.
Ormai è scesa la notte, la strada che percorriamo è la famosa CA120 E/Tioga Pass, sempre chiusa in inverno a causa della neve, dicono che  di giorno percorrerla sia spettacolare, con il buio purtroppo non riusciamo a godere di questa vista.
Ci sorprende però scoprire quante siano le luci accese in mezzo al bosco, è uno spuntare continuo di lucine sperse in mezzo alle tenebre degli alberi, sembrano tante piccole lucciole riunite per una danza sospesa nell'aria, invece non sono altro che luci da campo accese da chi è accampato in mezzo al bosco.
A noi vengono i brividi solo ad attraversare in auto questa immensità oscura, figuriamoci se saremmo in grado di fare campeggio qui...la sola idea di conoscere dal vivo un animale selvatico mi mette paura. Giusto per la cronaca qui gli orsi, che sono numerosi, non sono affettuosi come quelli di Walt Disney. Ogni anno numerosi turisti vengono attaccati ed è indispensabili rispettare alcune regole di sicurezza se si campeggia o si fanno escursioni.  E' necessario riporre qualsiasi tipo di cibo (ma anche tutto ciò che profuma, come il sapone, la schiuma da barba) negli speciali contenitori di ferro che di trovano nei campeggi accanto ad ogni piazzola,  oppure è utile acquistare o affittare la bear cans (il nome la dice lunga!), ovvero dei contenitori per cibo che si aprono con il cacciavite.  Tutte queste misure, ben esposte e spiegate nelle bacheche dei punti di informazione, non sono da prendere alla leggera, nè per la propria sicurezza, nè per quella dei poveri orsi, che ogni anno finiscono numerosi feriti o uccisi dalle auto lungo le strade del parco, per questo è bene moderare la velocità.
Volevo inoltre sottolineare che a mio avviso, per chi è abituato e attrezzato, praticare il campeggio all'interno del parco è sicuramente la soluzione più economica ma anche la più ideale per vivere al meglio in armonia con le ricchezze della natura. In certi periodi dell'anno è affollatissimo, per questo occorre prenotare con largo anticipo. All'interno del parco si trovano anche sportelli bancari automatici, un centro medico e dentale, un autorimessa, dei noleggi di biciclette, dei supermarket, una lavenderia, delle docce e dei ristoranti e bar.

Facciamo una deviazione in prossimità di un cartello che indica "White Wolf", percorrendo una stretta via arriviamo ad una radura in cui una delicata e romantica casetta in legno bianco, fievolmente illuminata dalla luce delle candele sembra attenderci per la cena. Ci troviamo al  camp grounds white wolf lodge, uno dei tanti campeggi del parco.
Scendiamo a chiedere se hanno posto per dieci persone, la risposta è affermativa solo che dovremo mangiare sotto la veranda esterna, ci guardiamo in faccia tutti infreddoliti, il termometro dell'auto segna una temperatura esterna di 55 gradi °F pari a 13 °C, impossibile cenare all'aperto con questo freddo. Decidiamo di proseguire.

La strada è infinita, ci sembra di non arrivare più, finalmente dopo più di due ore di viaggio senza sosta arriviamo all'uscita del parco, facciamo carburante al primo distributore e finalmente ci fermiamo a mangiare qualcosa.
Sono da poco passate le 22:00 e le porte del ristorante ci vengono sbattute in faccia, la cucina è chiusa!
Stanchi, affamati, delusi e un tantino incavolati ce ne ritorniamo in auto decisi ad arrivare in hotel, nella speranza di poter mangiare qualcosa almeno lì.
Oggi abbiamo imparato due importanti lezioni: la prima, i ristoranti qui chiudono molto presto. La seconda: da domani scorte di cibo in auto per ogni evenienza, non vogliamo più soffrire la fame e andare a letto con la pancia vuota.

Arriviamo finalmente in hotel.
Il Juniper Springs Resort  a Mammoth Lake, è il tipico hotel di montagna, lussuoso ed avvolgente con gli interni in legno e il camino acceso, rustico e dal vago sentore di caccia con le corna di alci e cervi appese alla parete.
Facciamo check-in in fretta, ci salutiamo e ci diamo appuntamento per il giorno dopo, tuffo in piscina per chi vorrà e partenza per la Death Valley.
Arrivare alla nostra stanza non è stato per niente facile, abbiamo dovuto guardare e riguardare più volte la cartina che fortunatamente ci hanno consegnato, prima di capire da che parte andare. Abbiamo parcheggiato l'auto in un autorimessa sotterranea e siamo saliti in stanza al terzo piano, qui tutto è pensato per lo sciatore e la sua attrezzatura, Mammoth Lake è infatti una rinomata località sciistica, e l'atmosfera ovattata e accogliente della nostra stanza ce lo conferma.
Un ampio angolo cottura con ogni confort, un enorme tavolo apribile per le serate in compagnia, un divano letto e due comode poltrone e la cosa più desiderata...un comodo letto immacolato, pieno di soffici cuscini, un caldo piumino ad accoglierci dopo una bollente doccia fatta con gli ottimi prodotti biologici forniti dall'hotel.









giovedì 3 novembre 2011

SCUSATE IL DISGUIDO!

Ho visto che all'improvviso sono comparsi sulla mia bacheca ( e penso anche sulle vostre) tutti quei post che precedentemente avevo pubblicato, ma che purtroppo non ero mai riuscita a visualizzare.
Ora non so come, girando e rigirando le impostazioni del mio blog sono riuscita (?) a farli comparire...tutti di seguito pero!!!
Quindi vi chiedo di non pensare che io sia diventata matta ok???
Grazie a blogger sono riuscita a conoscere tante persone nuove, interessanti e con cui condividere la mia grande passione per i viaggi...purtroppo non sempre la tecnologia è stata dalla mia parte...ma fortunatamente ora sembra che tutto si sia risolto!
Grazie a tutti...

mercoledì 2 novembre 2011

3' GIORNO - SAN FRANCISCO - SACRAMENTO

12 agosto 2011: Sveglia abbastanza tardi questa mattina.
Ci diamo appuntamento nella sala della colazione per le otto e trenta con i bagagli già fatti, pronti per partire dopo aver mangiato qualcosa.
Come è giusto ci ricarichiamo alla grande con un'abbondante colazione, facciamo check-out e carichiamo le valigie in auto, pronti a partire alla volta di Sacramento.
Dato che ieri abbiamo visto il Golden Gate Bridge solo da lontano, oggi ci piacerebbe riuscire a vederlo un po' più da vicino, nella speranza che non sia avvolto dalla nebbia.
Controlliamo sull' iPad di Massimo il percorso più consono alle nostre esigenze, impostando come destinazione Sacramento, il tragitto proposto non comprende il passaggio dal Golden Gate Bridge, ma dopo esserci consultati siamo tutti disposti a fare una breve deviazione che ci consentirà di attraversarlo...in fondo sarebbe un peccato essere qui e andarsene senza averlo visto per bene.
Impostiamo sul navigatore la destinazione dell'hotel in cui allogeremo questa sera a Sacramento, questo il nostro tragitto per questo primo giorno di spostamento da una città all'altra, ben 116 miglia, pari a circa 190 km.

A mano a mano che ci avviciniamo alla città di San Francisco notiamo che la situazione atmosferica non è molto diversa da quella del giorno prima, anzi sembra addirittura peggiore.
Infatti non ci sbagliamo affatto!!
Arriviamo in prossimità del Golden Gate Bridge e quasi neanche ce ne accorgiamo, avvolto com'è dalla nebbia.
Lo attraversiamo in tutti i suoi 2.710 metri di lunghezza.
Il Golden Gate Bridge è uno dei più famosi ponti sospesi al mondo, e collega la città di San Francisco con la contea di Martin, rimanendo appunto sospeso sopra lo stretto che collega la baia di San Francisco con l'Oceano Pacifico.
Essendo l'unica via che permette l'uscita dalla città da nord, durante determinate ore del giorno il traffico è intenso, soprattutto in entrata alla città al mattino e in uscita la sera.
Sei sono le corsie percorribili sul ponte in auto, e due i marciapiedi pedonali ai lati.  Durante le ore di traffico del mattino quattro sono destinate alle auto che entrano in città, viceversa poi quattro vengono destinate alle auto che nel pomeriggio vanno dal centro di San Francisco verso la Contea di Martin. E' curioso sapere che per garantire la larghezza delle due carreggiate vengono giornalmente spostati manualmente i birilli che delimitano i due sensi di marcia....sembra quasi che la tecnologia qui non sia ancora arrivata, eppure poco lontano da qui si trova la famosa Silicon Valley !
Il tipico colore arancione, facilita sicuramente la sua visione attraverso la nebbia.
Passiamo sotto le due torri, attraverso la campata principale, e io rimango incollata al lunotto della nostra auto a guardarlo a bocca aperta, questo leggendario ponte, spesso immortalato in tanti film, quasi sempre rischiarato dal sole, di un arancione brillante e luminoso, non sembra neanche lo stesso oggi.
Sappiate che se arrivate da nord e volete entrare in città, l'attraversamento del ponte vi costerà 6,00 dollari ad auto, se invece uscite dalla città il pedaggio è gratuito.





Arriviamo dall'altra parte e parcheggiamo le auto in un parcheggio da cui si potrebbe godere di un ottima visuale, se non ci fosse la tanto odiata nebbia.
Usciamo dall'auto e una sferzata di aria gelida ci colpisce e quasi ci fa pensare di ritornare dentro, ma stringiamo i denti e usciamo ugualmente, giusto per scattare qualche foto.
Se fosse una bella giornata limpida da qui si potrebbe godere della visione del ponte in tutta la sua lunghezza.





Il freddo è ormai insopportabile, con due felpe adosso a malapena riusciamo a resistere.
Scappiamo in auto e accendiamo il riscaldamento, ricordandoci che siamo in agosto, diamo un occhiata al termometro dell'auto che segna una temperatura esterna di 44 gradi Fahrenheit, corrispondenti a poco più di 6 gradi Celsius!
Ancora un ultimo sguardo e ripartiamo alla volta di Sacramento, nella speranza di trovare una temperatura più mite.

A mano a mano che ci allontaniamo il clima cambia, in breve tempo un timido sole fa capolinea da dietro le nuvole, fino a trasformare il tutto in una luminosa giornata estiva...finalmente!
Le strade che percorriamo sono ampie e ben trafficate, attraversiamo anche un ponte dalla struttura alquanto insolita e complicata in cui le due carreggiate di marcia si trovano su due piani d'altezza diversi.





Intorno dolci colline a perdita d'occhio.



Verso le 13:00 decidiamo di fare sosta per il pranzo.
E' bene sapere che lungo queste immense distese d'asfalto non si trovano autogrill come  da noi in Italia, sono invece segnalate le uscite per i vari paesi, spesso grazie a degli alti e colorati totem pubblicitari di famose catene di fast food, che solitamente sorgono a ridosso di queste importanti vie di comunicazioni, e qui è possibile trovare tutto quello di cui si ha bisogno, dalla pompa di carburante, al bar, all'hotel, alla posta al servizio informanzioni.
Noi ci lasciamo tentare dalle insegne del Carl's jr, riconoscibile da una simpatica stella gialla sorridente.
Il locale è in stile fast food ma molto curato, i camerieri sono gentili ed educati e c'è un simpatico e tenero signore anziano che serve ai tavoli, i panini sono ottimi, la carne degli hamburger buona e tenera, la spina delle bibite offre una vasta scelta, qui infatti, come nella maggior parte dei fast food negli States, nel momento in cui ordinate da bere vi  porgono un bicchiere in cartone che potrete riempire a volontà sotto i dispenser automatici.
Insomma il Carl's jr ci è piaciuto parecchio, e ne terremo conto per i prossimi pasti veloci.

Ripartiamo, ci attende ancora un oretta di viaggio prima di arrivare al nostro hotel.
Abbiamo prenotato, sempre tramite booking.com,  all' Hawthorn Suites Sacramento .
Una volta arrivati all'hotel facciamo subito check-in per lasciare le valige in stanza e poterci muovere in città più tranquillamente, senza paura che i nostri bagagli vengano rubati.
La hall è ampia e spaziosa, intravediamo già la sala per la colazione di domani mattina, c'è anche la zona piscina che ci promettiamo di vedere al ritorno, non vorremmo farci tentare ora che il nostro intento è quello di andare a vedere la città vecchia.
Le stanze sono enormi, con tanto di cucina attrezzata e tavolo per poter mangiare, il bagno in compenso è un buco, piccolo e  con una doccia ricavata nella vasca da bagno, mi incuriosisce una strana luce rossa applicata al soffito, la accendo e scopro che serve per riscaldare l'ambiente, nel senso che veramente produce calore...molto intelligente!






Dopo una breve rinfrescatina ci ritroviamo tutti nella hall pronti a partire per la volta di Old Sacramento, non prima di essere passati dal deposito Hertz più vicino in cui chiediamo di controllare la nostra auto, visto che i freni non rispondono alla perfezione. Qui troviamo un addetto molto timoroso e impacciato che sulle prime tenta di porre resistenza, poi sotto la pressione delle continue richieste da parte di tutto il gruppo acconsente a sostituirci l'auto con una dello stesso modello, senza aggiunta di sovrapprezzo, il che ci è sembrato più che corretto.
Questo il nostro percorso.

Ormai a metà pomeriggio arriviamo a Old Sacramento, e ci sembra di fare un tuffo nel passato far west.
Non fosse per le auto parcheggiate lungo la via, sembrerebbe di trovarsi in una vecchia cittadina di altri tempi, in cui non ci sarebbe da sorprendersi nel veder passare una polverosa diligenza o un vecchio sceriffo a cavallo.
Gli edifici presistenti sono stati sapientemente ristutturati e conservano una certa aria da vecchio far west, le insegne in legno invogliano l'entrata nei tipici saloon, tutto è studiato per coccolare il turista che tranquillamente ha la possibilità di passeggiare sotto ombrosi porticati in legno, godendosi la piacevole sensazione da cowboy, non mancano infatti curiosi personaggi vestiti con camicie a quadri, jeans vecchi e consumati, stivaloni appuntiti e corredati di speroni, cappello calato in testa.


Piccola nota: le foto che vedete di seguito con l'indicazione "Foto di Renzo" sono foto scattate da un gruppo di nostri quattro amici (Renzo, Mario, Michele, Alberto) che circa dieci giorni prima di noi sono partiti per un viaggio negli States, facendo a grandi linee un percorso molto simile al nostro. Durante il nostro viaggio spesso li sentivamo e chiedevamo loro consigli  su cosa vedere, dove andare e cosa fare visto che ci avevano preceduto e avevano avuto modo di scoprire il tutto prima di noi...i loro consigli sono stati sempre molto preziosi. Come preziose e particolari sono queste foto che Renzo mi ha gentilmente concesso di pubblicare sul mio blog, grazie di cuore!
In seguito probabilmente ne troverete delle altre.
Io quel giorno a Sacramento proprio non avevo voglia di fotografare, cosa alquanto strana per me!

Foto di Renzo

Foto di Renzo


Foto di Renzo


I ragazzi decidono di fermarsi a bere una birra ghiacciata in uno dei tanti saloon, noi ragazze con i bambini invece optiamo per un gelato.
Veniamo poi rapite da un negazio particolarissimo, l' Evangeline's, tramite un vecchio e poco rassicurante ascensore saliamo al primo piano e ci ritroviamo davanti un'infinità di abiti coloratissimi, è il regno del travestimento, in cui gli amanti del Carnevale e di Halloween possono trovare qualsiasi cosa desiderata, non ho mai visto una così svariata infinità di customi di qualsiasi tipo, corredati da ricercatissimi accessori. Passiamo una buona mezz'ora perse tra tulles ricamati, corni da diavoletti e abiti da damigelle, per gli adulti c'è anche un angolo dedicato ai travestimenti erotici...


Foto di Renzo

Foto di Renzo

Foto di Renzo


Parallela alla via principale ricca di botteghe e saloon passano i binari della stazione, conservata ancora come quella di un tempo ed è anche possibile visitare il California State Railroad Museum, museo che vanta una vasta raccolta di locomotive e vagoni restaurati in maniera impeccabile.

Foto di Renzo

Foto di Renzo



La nostra giornata nella Old Sacramento volge al termine, ci è piaciuta questo scampolo di passato mantenuto vivo e perfettamente curato, ci ha fatto assaporare, anche se in maniera molto patinata e da turista, la vita nel lontano far west, quando paesini come questo erano spersi in mezzo al nulla e il fulcro della vita di tutti erano un fumoso saloon e un fornito emporio.

Ci avviamo verso la moderna Sacramento, capitale dello stato della California, punto cruciale nel periodo della caccia all'oro è oggi un importante snodo fluviale in cui l'industria alimentare è una delle principali attività.





Prima però facciamo tappa all' Arden Fair, ricco e lussuoso centro commerciale in cui ci buttiamo in uno shopping sfrenato, da domani basta negozi e borse piene di acquisti, iniziamo con i parchi e con la vacanza dura, quindi è meglio concedersi un po' di relax almeno oggi.
Usciamo che è buio e l'idea che accomuna tutti  è quella di andare in centro a mangiare in una buona steak house, purtroppo non abbiamo indirizzi di riferimento, ma decidiamo ugualmente di trovare un posto carino.


Arrivati in centro troviamo facilmente parcheggio nei pressi del California State Capitol, il Campidoglio, che funge sia da museo che da sede di lavoro del Governo, è una pietra miliare in questo genere di architetture, con porticati corinzi e una cupola centrale slanciata, è sicuramente uno dei più belli dello stato della California.
Purtroppo quando arriviamo noi è già chiuso e ci dobbiamo accontentare solo di una visione esterna notturna.


Riprendiamo la passeggiata e la ricerca di un locale in cui cenare, e a nostra insaputa anche  la prima fregatura della vacanza.
Essendo in dieci è anche difficile trovare posto per tutti, l'ora è sicuramente la meno indicata poichè i tavoli sono ormai tutti occupati. Gironzoliamo in lungo e in largo ricevendo dei secchi no oppure delle richieste di attesa di almeno un ora, cosa che non vogliamo fare, anche perchè i bambini, e anche noi grandi abbiamo fame.
Alla fine ci ritroviamo seduti al Mayahuel, in quello che noi pensavamo all'inizio un ristorante messicano, ma che poi abbiamo scoperto serviva piatti maya, in effetti anche il nome stesso del locale non poteva trarre in inganno. Ci ritroviamo ben presto accomodati attorno ad un tavolone al centro di un salone in cui le luci soffuse conciliano il sonno,  e l'aria condizionata a mille ci iberna per benino.
Io scelgo una porzione di "Tacos de Arrachera", sono tre grosse tortillas di mais servite con all'interno una tenera carne marinata dallo chef, servite con riso, verdure e salse miste, Marco invece preferisce "Tacos de Puntas de Pollo" che altro non sono sempre tre grosse tortillas ripiene di carne di pollo, gli altri prendono delle insalate ricche di ogni ben di Dio, Karis per riscaldarsi un po' ordina una zuppa che oltre ad essere bollente ha il difetto di essere soprattutto piccante e alla fine immangiabile, le bimbe si abbuffano di petti di pollo alla piastra e verdure preparate  appositamente per loro dallo chef, probabilmente le più fortunate.
Ci alziamo da tavola appesantiti per la cucina piccante e ricca di condimento, infreddoliti per l'aria condizionata e delusi per non aver mangiato la famosa steak americana, ma avremo tempo ed occasione, ed io mi dico che alla fine non è andata poi così male, se non altro abbiamo avuto modo di assaggiare la cucina maya.

Ritorniamo in hotel, brevi saluti, accordi per l'orario di domani e a letto.
Domani direzione Yosemite National Park.