lunedì 14 gennaio 2013

9' GIORNO - MONUMENT VALLEY


18 agosto 2011. Oggi è un giorno emozianante, il giorno forse più importante di questo lungo viaggio, il giorno in cui entreremo in contatto con il vero far-west, il giorno della mitica e famosissima Monument Valley. 
Dovremmo percorrere circa 250 km, questo perchè per arrivare in hotel dovremo tornare in dietro in direzione di Kayenta, è stato proprio difficile trovare una sistemazione per tutti in questi posti, le strutture non sono così numerose. Questo il nostro percorso di oggi.
Come ogni mattina ci ritroviamo per la colazione, e mentre noi signore una volta finito usciamo a prendere una boccata d'aria con i ragazzi, gli uomini rimangono dentro per pagare il conto e in fila fanno conoscienza con una coppia di ragazzi italiani, i quali suggeriscono di non perderci la visione dell' Horseshoe Bend, il famoso ferro di cavallo del Colorado. Non era nei nostri programmi ma decidiamo di fare una piccola deviazione.
Prendiamo la AZ 98-E e nell'arco di una quarto d'ora arriviamo nei dintorni di Horseshoe, fate attenzione però, perchè la deviazione non è ben segnalata ma vi accorgerete di essere arrivati a destinazione dalle numerose auto pargheggiate.



Guardiamo le poche persone che già stanno tornando nella speranza di capire quanto lunga e faticosa sia la strada per arrivare al punto panoramico, le facce e le espressioni che vediamo dipinte sui loro volti non sono molto incorraggianti. Un signore che parla inglese ci informa che è "very very hard!!" mentre si asciuga il sudore
Sono appena le 10 del mattino ma fa già un gran caldo.
Superiamo alla grande la ripida salita di sabbia rossa che si presenta davanti a noi e arrivati sulla sommità rimaniamo stupiti di fronte alla bellezza nascosta oltre questa collina.
Tortuosi sentieri di terra rossa si insinuano tra gli aridi e bassi cespugli secchi, in lontananza si intravedono i lineamenti del canyon e le sue vallate, sopra un cielo terso e azzurro, rischiarato da un sole luminoso e implacabile.



















La camminata tra sassi, buche e polvere che si posa sui nostri piedi, dura all'incirca venti minuti, a rendere il tutto difficile il caldo e l'afa oltre al terreno sconesso, ma tutta questa fatica viene pienamente ricompensata dalla magnifica visione che si gode una volta arrivati.
Quì il fiume Colorado fa un ansa spettacolare a forma di U, avvolgendo sinuosamente la roccia rossa, le acque tranquille e immobili del fiume regalano un'atmosfera di pace e immobilità. Certo riuscire a vedere il fondo del canyon dall'alto dello strapiombo fa un tantino paura e riempie le membra di adrenalina, ma le calde tonalità delle rocce e il blu/verde intenso del Colorado attraggono l'occhio e ti catturano come una calamita che ti trascina verso il basso, veramente emozionante.
I ragazzi italiani incontrati questa mattina avevano ragione, perderlo sarebbe stato un vero peccato!!




 
 
Proseguiamo il nostro viaggio, con l'obiettivo di raggiungere l'Antelepe cayon, il famoso canyon sotterraneo, in cui la luce del sole filtra attraverso gli squarci della roccia rossa e forma fantastici giochi di luce e di ombre. Sfortunatamente durante la nostra programmazione del viaggio non ci siamo sufficientemente documentati, e non sapevamo che le visite per questo sito devono essere prenotate anticipatamente o tramite un'agenzia che organizza i tour a Page....quindi non abbiamo potuto far altro che vedere la coda di auto in attesa di entrare, le jeep dei navajo che portavano i turisti a fare il loro indimenticabile tour, e ce ne siamo andati via con la coda tra le gambe e il rammarico di aver perso un'occasione che forse non si ripresenterà più...peccato!!
Ci rimettiamo in strada, ci attendono più di 190 km da percorrere ed è già quasi mezzogiorno.
Superata la cittadina di Kayenta, percorriamo la Highway 163, che ci condurrà direttamente all'entrata del parco, e già il panorama cambia e ci abitua lentamente a quello che ci ritroveremo a guardare tra non molto.
Intorno a noi, tra i pascoli selvaggi e arsi dal sole spuntano come funghi i famosi mesas, le tipiche formazioni rocciose del western, le diritte e massicce guglie con la sommità piatta, alla cui base si sono accumutati detriti portati dal vento e dall'erosione.
 


 

Lungo la strada sono numerose le colorate bancarelle in cui gli indiani navajo espongono le loro creazioni, souvenir da vendere ai turisti, fa impressione il contrasto della antica tradizione indiana esposta umilmente e i grossi suv parcheggiati difronte, gli indiani di oggi non sono più i leggendari pellerossa di un tempo.
 

 
  
Poi finalmente sconfiniamo nello stato dello Utha, e solo quattro miglia ci separano dall'entrata al parco. 
 

 
Prima però sosta in una specie di autogrill lungo la strada, gestito da indiani locali, dove assieme a bibite ghiacciate e a taniche di benzina, vengono venduti anche fucili e pistole. Noi ci accontentiamo di un gelato e di un sacchetto di patatine che siamo costretti a dividere con dei magri e affamati cani che girano liberi e indisturbati dentro il negozio...roba da non crederci!
Arriviamo finalmente all'ingresso del parco e paghiamo il solito biglietto per l'entrata, altri 18,00 dollari ad auto.
Arrivare alla Monument Valley è come mettere piede in un immenso set cinematografico, e mentre percorriamo la polverosa strada che ci porta al Visitor Center,  ci aspettiamo di veder passare da un momento all'altro davanti ai nostri occhi qualche rube cow-boy o qualche fiero indiano, quì sono stati girati famosi film western come "Ombre rosse" e "Rio Bravo", che io ammetto di non aver mai visto, ma anche film più recenti come alcune scene di "Ritorno al futuro, parte III"  e di "Forrest Gump", e questi ammetto di essermeli goduti più di qualche volta.
Certo è che i maestosi monoliti rocciosi  dal color rosso-ocra, e le sterminate distese di sabbia del colore del sole non possono sicuramente lasciare indifferente la vista di qualsiasi regista, persino io che sono una profana della fotografia riesco a scattare qualche foto di notevole intensità, peccato solo per gli scuri nuvoloni sopra di noi che hanno un tantino oscurato il panorama.
 


 
 
Le alternative per visitare la Monument Valley sono due, o con un tour organizzato da guide navajo, che permettono di raggiungere posti che in alternativa sono vietati, o con il propio mezzo, auto o camper che sia, percorrendo la pista principale lunga 17 miglia (24 km), che parte dal Visitor Center e serpeggia lungo le selvagge formazioni geologiche.
Noi per ovvi motivi di tempo e di denaro, optiamo per la seconda, anche perchè così ci sarà concesso fermarci quando lo vorremo noi.
Saliamo sulle nostre auto e partiamo, seguendo la scia degli altri visitatori, rimanendo a debita distanta dall'auto che ci precede in modo di dar tempo alla terra sollevata di dispendersi e consentirci di vedere e di proseguire senza indugi.
Guidare sul fondo della Monument Valley è ovviamente un'esperienza unica e mozzafiato, le ruote dell'auto affondano nella sabbia rossa, e ci fanno leggermente sbandare, ma la lenta velocità, non è infatti consentito superare i 15 miglia orari, ci da modo di poter ammirare i maestosi butt, le formazioni più alte che larghe, e i più tozzi mesa, che invece sono le formazioni più larghe che alte.
Grazie alla cartina che ci è stata consegnata all'entrata del parco riusciamo ad identificare le varie formazioni, e a dare loro un nome anche se con difficoltà, a vederle sembrano tutte molto simili, eppure uniche, ci è facile riconoscere solo le Tre Sorelle, tre guglie alte e snelle.
 

 
Ci fermiamo per una sosta a uno dei tanti belvedere lungo il percorso, affollato di turisti intenti ad ammirare le bancarelle dei locali navajo, che popolano ancora questa valle, vivendo di allevamento di pecore e di turismo, oltre appunto alla vendita di prodotti artigianali come gioielli d'argento e coperte tessute a mano. Ancora oggi molti navajo vivono ancora come i loro antenati nei tipici hogan, costruzioni fatte di legno e di argilla e praticano i riti tramandati dagli stregoni.
Ovviamente noi donne non possiamo rimanere indifferenti alla bellezza dell'artigianità dei gioielli esposti, e acquistiamo braccialetti e collane come ricordo di questa splendida giornata.
 
 
 
Prima di lasciare questi luoghi selvaggi ed infuocati spero ancora di veder passare i famosi personaggi della Warner Bross, il furbo e veloce pennuto Road Runner, inseguito invano dallo sfortunato e alquanto imbranato Wile E. Coyote, inutile neanche loro si sono fatti avvistare!
 




 
Ripartiamo alla volta di Kayenta, trascorreremo quì la notte pronti a partire l'indomani.
Sulla strada del ritorno sono io alla guida, mentre Marco si riposa sonnecchiando un po' al mio fianco, davanti a noi un funesto e minaccioso temporale carico di lampi e di tuoni, che mi invoglia più a fare retromarcia che a proseguire.
Arriviamo dopo quaranta minuti di strada al nostro hotel l' Hampton Inn Kayenta, in perfetto stile pellerossa, con tanto di tappeti navajo e copricapo indiani appesi alle pareti. La hall è ampia e spaziosa, con un invitante salotto per gli ospiti con tanto di divani e scoppiettante camino acceso.
 
 
 
 
Le stanze spaziose e pulite con due comodi lettoni e un lindo bagno pronto ad attenderci, una bella doccia è quello che ci vuole per lavar via la terra rossa della Monument Valley!
Ci ritroviamo nella hall all'ora concordata, e visto il tempo infausto fuori non ci pensiamo due volte prima di prenotare un tavolo per dieci al ristorante dell'hotel. Quì mangiamo un ottima fajtas di pollo e di manzo, servita su pietra rovente assieme a tortillas calde e salse varie, il tutto rinfrescato da boccali di birra, per i ragazzi invece pizza.
Concludiamo la serata con un breve giro nello shop dell'hotel in cui vengono venduti ancora oggetti di artigianato locale e cartoline, io indosso il mio braccialetto acquistato oggi in una bancarella navajo alla Monument Valley, quindi niente shopping ma una buona tazza di the bollente e letto....